Soluzioni tecnologiche e normative per la gestione dei sedimenti contaminati nell’Unione Europea

Sommario

L’industrializzazione ha causato un notevole inquinamento in tutta Europa ed oggi la bonifica degli inquinanti che si sono accumulati nei sedimenti dei fiumi e delle zone costiere rappresenta una sfida cruciale. 

Il mese scorso, i rappresentanti dell’UE e nazionali si sono incontrati a Bruxelles con esperti e scienziati del settore per discutere le questioni relative alla gestione dei sedimenti contaminati. Questo articolo fornisce una panoramica dei principali punti discussi e offre raccomandazioni per ulteriori azioni.

Rispetto alle sfide tecniche, vi sono soluzioni disponibili e consolidate principalmente per il trattamento di acque e suoli contaminati. Invece, le soluzioni per la bonifica dei sedimenti richiedono ulteriore ricerca e sviluppo. 

Pertanto, esperti e rappresentanti istituzionali concordano sull’importanza di sostenere i finanziamenti dell’UE in questo campo e di continuare a fornire opportunità dedicate per lo scambio di know-how e le migliori pratiche tra gli Stati membri. Oltre a LIFE Sedremed, altri tre progetti LIFE del settore hanno illustrato i propri risultati e raccomandazioni: LIFE Sure, LIFE Narmena, LIFE Belini.

 

 

Per quanto riguarda le questioni legislative, gli attuali quadri giuridici sono frammentati in tutta l’UE e gli Stati Membri affrontano le sfide con approcci divergenti. In alcuni Stati membri, la politica è stata guidata dalla necessità di interventi settoriali specifici come il dragaggio e il capping dei sedimenti per la navigazione ed i porti. Tuttavia, gli esperti concordano sul fatto che questo approccio è costoso e non può essere applicato ovunque, e che le soluzioni di biorisanamento in situ devono essere ulteriormente sviluppate e regolamentate.

I rappresentanti nazionali hanno discusso l’opportunità di sviluppare standard di qualità ambientale specifici per i sedimenti per semplificare gli interventi negli Stati Membri. Tuttavia, deve essere garantito un certo grado di flessibilità per affrontare le condizioni specifiche del sito – destinazione finale dell’area, inquinanti specifici, aspetti finanziari – che non possono essere stabilite nella legislazione europea.

Guardando al futuro, la definizione di standard di qualità ambientale (SQA) per i sedimenti in tutta l’UE potrebbe consentire agli Stati Membri di disporre di un punto di riferimento comune, affrontando al contempo le fonti di inquinanti e la successiva bonifica dei sedimenti ove necessario.

Introduzione

Il 9 febbraio 2023 i partner di LIFE Sedremed hanno organizzato un importante evento di divulgazione a margine del loro primo incontro annuale. L’evento di divulgazione si è concentrato su due temi centrali nella gestione dei sedimenti:

  1. Soluzioni tecnologiche e finanziamenti UE per la bonifica dei sedimenti e la gestione sostenibile
  2. Ostacoli normativi e buone pratiche negli Stati Membri per la gestione dei sedimenti contaminati

Nel corso dell’evento i partner di LIFE Sedremed si sono confrontati con esperti belgi ed europei. L’evento si è svolto presso la sede di Political Intelligence (PI) a Bruxelles.

La direttrice di PI, Agathe van de Plassche, ha aperto l’incontro con un messaggio di benvenuto e ha presentato le loro attività nel settore degli affari pubblici europei.

L’Amministratore di Nisida Environment, Raffaele Vaccaro, ha presentato tutti i partecipanti e ha delineato il programma della sessione.

 

Soluzioni tecnologiche e finanziamenti UE per la bonifica dei sedimenti e la gestione sostenibile

La dott.ssa Donatella De Pascale, coordinatrice di LIFE Sedremed e direttrice del dipartimento Biotecnologie Marine Ecosostenibili della Stazione Zoologica Anton Dohrn (SZN) ha fornito una panoramica delle attività del progetto. Il suo intervento ha illustrato come le azioni del progetto si inseriscono nel complesso quadro normativo della gestione dei sedimenti contaminati. 

La dott.ssa De Pascale ha inoltre evidenziato l’obiettivo principale del piano di bonifica della baia di Bagnoli, il ripristino del Buono Stato Ambientale (Good Environmental Status – GES) dell’area costiera con l’obiettivo di rendere le acque balneabili senza rischi ed evitare il bioaccumulo dei contaminanti nella catena alimentare. Ciò rappresenta una sfida importante in quanto la gestione dei sedimenti contaminati costieri è tipicamente prevista in relazione a interventi di dragaggio in aree portuali e non per ripristinare lo stato ecologico originario delle acque.

L’evento è proseguito con una breve descrizione dell’approccio tecnologico di LIFE Sedremed per la decontaminazione dei sedimenti in situ, con la presentazione di Idrabel (BE) ed Ekogrid (FI). I due partner hanno illustrato come il progetto consentirà la degradazione dei contaminanti organici e la fissazione/stabilizzazione dei metalli pesanti all’interno dei sedimenti.

Due rappresentanti del progetto LIFE Sure, Johan Persson (Comune di Kalmar, SE) e Frank Schmieder (Università di Linnaeus, SE), sono stati invitati a condividere e identificare soluzioni per la gestione dei sedimenti contaminati. La loro partecipazione è stata importante perché il progetto LIFE Sure ha sviluppato un sistema di dragaggio in grado di ridurre al minimo la risospensione delle particelle di sedimento durante il processo di rimozione. Questo è un aspetto chiave per garantire la sicurezza ambientale nei progetti in cui è necessaria la rimozione dei sedimenti contaminati.

Un altro contributo significativo consiste nella loro esperienza nello sviluppo di trattamenti ex situ per consentire il riutilizzo dei sedimenti dragati nell’economia circolare attraverso, ad esempio, il riutilizzo come substrato di coltivazione per l’agricoltura o come materiale da costruzione.

L’esperienza di LIFE Sure nel riutilizzo dei sedimenti dragati ha anche sollevato un importante punto di discussione sull’applicazione dell’economia circolare nella gestione dei sedimenti. Attualmente, l’attuazione su larga scala dei criteri End-Of-Waste per i sedimenti risulta incompleta, e la mancanza di chiarezza nella politica dell’UE relativa a questo sottoprodotto ne ostacola il riutilizzo.

La prima parte dell’evento si è conclusa con una presentazione del dott. Solon Mias, Project Officer, presso CINEA (European Climate Infrastructure and Environment Executive Agency) che ha presentato le opportunità di finanziamento del Programma LIFE per nuovi progetti sulla gestione dei sedimenti e il ripristino degli ambienti costieri. 

In particolare, è stata prestata attenzione alle opportunità fornite dai progetti integrati, che possono avere budget superiori a 10 milioni di euro (molto più grandi di progetti tradizionali come LIFE Sedremed) e rappresentano una soluzione per affrontare gli ostacoli normativi e tecnologici per la gestione dei  sedimenti contaminati tra Stati Membri e bacini marittimi con diversi siti di implementazione.

L’evento ha visto anche la presentazione dei progetti LIFE Belini e LIFE Narmena, incentrati sullo ripristino della qualità delle acque superficiali tramite la bonifica dei sedimenti e del suoli e l’integrazione di questi processi nei piani di gestione dei bacini idrografici.

 
Dott.ssa Donatella De Pascale, coordinatrice di LIFE Sedremed e direttrice del dipartimento Biotecnologie Marine Ecosostenibili della Stazione Zoologica Anton Dohrn (SZN)

Ostacoli normativi e buone pratiche negli Stati Membri per la gestione dei sedimenti contaminati

La tavola rotonda si è poi concentrata su un altro aspetto importante della gestione dei sedimenti: la legislazione che la regolamenta sia a livello europeo che nazionale. 

La conclusione condivisa da tutti gli esperti presenti è che la situazione è complessa, con diversi atti legislativi dell’UE coinvolti (7 in totale) e un elevato grado di flessibilità concesso agli Stati Membri nel processo di attuazione. 

Gli esperti hanno discusso se sia più opportuno un intervento a livello europeo nella gestione dei sedimenti o sviluppare ulteriormente le politiche nazionali in un quadro di cooperazione regionale.

La dott.ssa Silvia Bartolini – capo unità della DG Ambiente e responsabile dell’attuazione della Direttiva Quadro sulla Strategia per l’Ambiente Marino (MSFD) – ha confermato l’assenza di standard di qualità ambientale (SQA) a livello Europeo per le sostanze prioritarie nei sedimenti (Direttiva relativa a standard di qualità ambientale nel settore delle politiche delle acque – EQSD). Tuttavia, ha ricordato che la direttiva consente agli Stati Membri di stabilire tali standard a livello nazionale.

Allo stesso modo, la direttiva MSFD, basandosi sui parametri della EQSD, indica che gli Stati Membri devono stabilire limiti di concentrazione (chiamati anche “valori soglia” secondo la MSFD) per i sedimenti “attraverso la cooperazione regionale o subregionale” per consentire la loro applicazione nelle acque marine degli Stati Membri. 

Sia la Direttiva Quadro sulle Acque (WFD) che la MSFD richiedono che l’inquinamento sia prevenuto alla fonte e che le matrici contaminate siano ripristinate, con l’obiettivo di raggiungere il Buon Stato Ecologico/Ambientale (GES) e limitare l’esposizione ai contaminanti.

Tuttavia, la legislazione EU, oltre all’assenza di SQA specifici ai sedimenti, non prevede le cosiddette “soglie di intervento” che indicherebbero direttamente agli Stati Membri quando e come intervenire. La MSFD richiede agli Stati Membri di monitorare i livelli di contaminazione in tutte le matrici in tutte le acque marine, ma chiede agli Stati Membri di mettere in atto misure specifiche solo quando vengono superati i valori soglia.

La dott.ssa Bartolini ha confermato che non ci sono piani per affrontare in modo più specifico i sedimenti in future revisioni della MSFD, aggiungendo che seguendo la logica della strategia “inquinamento zero”, questo non dovrebbe essere più necessario, dal momento che tutto l’inquinamento sarebbe eliminato alla fonte. Tuttavia, ha riconosciuto che: “il contesto legale è piuttosto complesso e che sarebbe importante comprendere meglio gli altri impatti ambientali degli interventi di bonifica (consumi energetici, trasporti dei rifiuti, inquinamento atmosferico, cambiamento climatico, rimobilizzazione dei contaminanti) e gli aspetti economici di tali interventi”.

 

Per quanto riguarda la MSFD, la dott.ssa Bartolini ha concluso riconoscendo che, sebbene la cooperazione regionale possa essere un ottimo strumento per il coordinamento delle politiche a livello di bacino marino, vi è un’elevata disparità tra le attività di HELCOM (Mar Baltico) e OSPAR (Mare del Nord) rispetto alla Convenzione di Barcellona (Mar Mediterraneo) dove, data la presenza di diversi Paesi non appartenenti all’Unione Europea, “potrebbe essere molto difficile stabilire valori soglia comuni a livello regionale e gli Stati Membri potrebbero aver bisogno di coordinarsi tra loro, con il supporto della Commissione, per definire livelli elevati di protezione ai sensi della MSFD”.

Dott.ssa Silvia Bartolini - capo unità della DG Ambiente - Commissione Europea

Dopo l’intervento della dott.ssa Bartolini, la parola è stata data al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, rappresentato dall’ing. Leo Mezzina. 

La presentazione ha illustrato l’approccio legislativo italiano, evidenziando che nel 2021 è stato inserito un nuovo articolo nel Testo Unico Ambientale (D.lgs 152/2006), che indica la necessità di definire i valori di intervento per i sedimenti. Tuttavia, tali soglie, che dovrebbero essere implementate in un allegato dedicato, sono ancora assenti.

L’Italia ha derivato alcuni SQA per i sedimenti in un decreto legislativo (D.lgs 172/2015), ma l’elenco delle sostanze è incompleto, e anche in questo caso il superamento degli SQA fa scattare esclusivamente l’obbligo di monitoraggio e solo indirettamente indica la necessità di effettuare interventi di bonifica.

L’ing. Mezzina ha poi spiegato che “la legislazione italiana si è concentrata principalmente sulla gestione dei sedimenti a seguito dell’attività di dragaggio legata all’importanza economica delle attività portuali”. L’Italia ha infatti sviluppato una normativa ben strutturata e dettagliata che indica le misure tecniche di intervento in caso di dragaggio di sedimenti altamente contaminati (DM 172/2016) e le opzioni per la gestione del materiale dragato in base al suo livello di contaminazione (DM 173/2016).

L’ing. Mezzina ha precisato che “sono in corso lavori per stabilire criteri di bonifica e misure di sicurezza per la gestione dei sedimenti contaminati e il ripristino degli habitat marini”, al fine di avere linee guida chiare anche quando il dragaggio non è strettamente necessario. L’Italia svilupperà poi un processo per “ricavare soglie di intervento e obiettivi di decontaminazione anche a livello sito-specifico per tenere conto degli usi finali delle aree e considerare gli impatti economici e sociali dell’intervento di bonifica”.

Nelle sue conclusioni, l’ing. Mezzina ha accolto con favore “un intervento europeo che possa puntare a snellire e chiarire su scala europea e, ove necessario, regionale, le procedure di classificazione e gestione dei sedimenti”.

La discussione è proseguita con l’intervento di Invitalia, l’agenzia che gestisce il processo di decontaminazione a Bagnoli e partner di LIFE Sedremed, rappresentata dall’ing. Edoardo Stacul Robortella, responsabile dell’Unità Ambiente. L’intervento è iniziato confermando la complessità del processo e i costi estremamente elevati sostenuti per l’attuazione dei piani di decontaminazione dei sedimenti.

Il progetto di bonifica della costa di Bagnoli è “basato sui DM 172 e 173/2016 precedentemente descritti e, come tale, prevede un piano di intervento basato su dragaggio, capping naturale, capping artificiale e monitoraggio costante”.

Il problema principale per Invitalia è che al momento “la normativa nazionale sulle aree industriali dismesse non prevede l’applicazione dell’analisi di rischio sito-specifica alla matrice sedimento”, rendendo difficile la definizione degli obiettivi di bonifica. Inoltre, l’assenza di SQA o soglie di intervento estese e specifiche per il sedimento nella legislazione italiana e comunitaria genera “complessità per gli enti di controllo nel processo di certificazione” dell’intervento di bonifica.

Infine, oltre alla difficoltà nel reperire “ingenti risorse economiche” per gli interventi di bonifica, poiché la normativa che regola la balneabilità (uno degli obiettivi prioritari per il litorale di Bagnoli una volta bonificato) “non comprende l’analisi di parametri chimici e tossicologici”, in situazioni complesse e articolate quali un’area di rilevante interesse nazionale risulta non del tutto adeguata a definire criteri scientifici rigorosi per addivenire ad una piena fruizione del sito.

L’evento è proseguito con l’intervento della dott.ssa Ann-Sofie Wernersson dell’Istituto Geotecnico svedese (Swedish Geotechnical Institute).

Ha esordito affermando che la Svezia ha “stabilito con successo SQA specifici per i sedimenti per 8 sostanze e che l’Agenzia Svedese per l’Acqua e l’Ambiente Marino ha pubblicato una guida dettagliata per valutare la classificazione dello stato di qualità ambientale prendendo in considerazione tutte le matrici (sedimenti, acqua e biota)”. Anche il descrittore 8 della MSFD è stato affrontato dalla legislazione svedese e prevede l’applicazione di “SQA per le sostanze di rilevanza marina, soglie di impatto ambientale e evoluzione delle concentrazioni dei contaminanti (compresi gli inquinanti organici persistenti nel biota)”.

È interessante notare che, a differenza dell’approccio italiano, per quanto riguarda gli interventi di dragaggio la legislazione svedese vieta il deposito in mare del materiale dragato; è possibile richiedere delle deroghe, ma le decisioni vengono prese dai tribunali tramite giudizi specifici ad ogni progetto.

La Svezia ha tuttavia sviluppato un processo dettagliato per definire su base sito-specifica i dettagli degli interventi di bonifica.

 
Rappresentazione schematica del processo utilizzato in Svezia per la definizione del processo di intervento specifico al sito

“La procedura prevede una valutazione della contaminazione dei sedimenti, la definizione di obiettivi generali di bonifica (basati sull’uso finale dell’area) e quindi l’esecuzione della valutazione del rischio. Se non vengono identificati rischi inaccettabili, l’intervento può proseguire con i diversi tipi di opzioni di gestione disponibili. In seguito vengono definiti obiettivi di bonifica misurabili e specifici”, che consentono di procedere con il tipo di intervento selezionato.

È importante specificare che in questo processo “il superamento degli SQA dei sedimenti non fa scattare automaticamente la bonifica e non è necessariamente utilizzato come obiettivo di bonifica per il sito; gli SQA ci indicano lo stato di salute ambientale del sito ma non ci dicono cosa fare”. In questo processo è inoltre fondamentale, se si prevede una bonifica, di agire anche alla fonte dell’inquinamento per evitare il rischio di ricontaminazione.

Infine, è in corso un importante lavoro per sviluppare una guida sulla valutazione del rischio dei sedimenti, che sarà pubblicata nel 2023. In particolare, si concentrerà su una domanda cruciale: “i sedimenti devono essere considerati come un accumulatore o come una fonte di inquinanti?”.

La parte finale dell’evento ha visto l’intervento della Rappresentanza Permanente della Finlandia e dell’Italia presso l’UE e degli altri partecipanti alla tavola rotonda di esperti.

La dott.ssa Paula Perälä, Consigliere per l’Ambiente alla Rappresentanza Permanente della Finlandia presso l’UE, ha letto una dichiarazione preparata dagli esperti del ministero finlandese. La dichiarazione ha spiegato chiaramente la situazione e ha iniziato riconoscendo che ad oggi “manca una legislazione nazionale in materia di sedimenti contaminati per quanto riguarda il monitoraggio, la bonifica e la definizione delle responsabilità” e ha aggiunto che al momento “il monitoraggio realizzato è legato a progetti di dragaggio soggetti ad autorizzazione. La legislazione determina l’idoneità dei sedimenti alla deposizione in mare, ma non affronta il livello di contaminazione o la necessità di bonifica”.

 

Ha aggiunto che “attualmente non esistono soglie o linee guida per valutare la contaminazione dei sedimenti, il rischio ambientale e sanitario o la necessità di bonifica”. È quindi “necessario sviluppare linee guida per stabilire pratiche uniformi e attuare misure di bonifica adeguate”.

In vista della discussione sull’intervento a livello europeo, ha specificato che “invece di una rigida regolamentazione dell’UE, gli esperti tendono a preferire l’elaborazione strategie governative nazionali per la gestione dei sedimenti contaminati, in modo da poter considerare i diversi ambienti operativi degli Stati Membri e scegliere le misure appropriate” e ha concluso affermando che “l’unificazione europea della valutazione del rischio a causa delle diverse circostanze degli Stati Membri non è un approccio consigliabile, tuttavia, lo scambio di informazioni e la cooperazione tra gli Stati Membri rimane ovviamente molto utile”.

 
Dott.ssa Paula Perälä, Consigliere per l'Ambiente alla Rappresentanza Permanente della Finlandia presso l'UE

La Rappresentanza Permanente dell’Italia presso l’UE, rappresentata dal dott. Sandro Nuccio e dal dott. Francesco Bruno, rispettivamente Consiglieri per il clima e l’ambiente, ha ringraziato la squadra di LIFE Sedremed per l’organizzazione dell’evento che è stato definito “molto importante” e ha insistito sul fatto che sarà fondamentale diffonderlo anche alle autorità portuali poiché “saranno molto interessate a capire non solo qual è lo stato della legislazione, ma anche come gestire il problema e quali sono le soluzioni disponibili”.

Pieter De Boer, Senior Advisor presso la RijksWaterStaat (agenzia nazionale olandese per le infrastrutture e i corsi d’acqua), è intervenuto specificando che l’approccio olandese è simile a quello svedese, e ha sottolineato che è fondamentale rispettare “il giudizio degli esperti, perché in ogni area i problemi sono molto diversi e quindi potrebbe essere difficile avere una soluzione unica per tutti” e che è importante “impegnarsi maggiormente nella prevenzione della contaminazione”.

Al fine di fornire agli esperti l’impostazione normativa delle Fiandre (Belgio), la dott.ssa Froukje Kujk dell’OVAM (Agenzia per la gestione dei rifiuti delle Fiandre) ha condiviso l’approccio legislativo fiammingo e ha confermato che la metodologia è simile a quella implementata in Svezia e nei Paesi Bassi. Ha specificato che la posizione dell’OVAM è quella di “integrare i sedimenti in altre politiche distinte e di non avere una legislazione separata perché i sedimenti sono sempre interconnessi con altre matrici come il suolo e l’acqua”.

Ha aggiunto che i sedimenti sono inclusi “nel decreto sul suolo e i piani di gestione dei sedimenti sono incorporati nei piani di gestione dei bacini fluviali, quindi c’è abbastanza attenzione per i sedimenti” e ha aggiunto che l’OVAM applica “soglie di allerta o di intervento e poi esegue la valutazione del rischio in base alla situazione specifica del sito e agli altri fattori che sono stati presentati dalla Svezia”, oltre a prendere in considerazione anche “gli argini dei fiumi e le aree di inondazione, poiché sono fortemente interconnessi con la contaminazione dei sedimenti”.

L’intervento si è concluso con una breve presentazione degli strumenti digitali sviluppati per supportare una gestione sostenibile dei sedimenti: 

Piattaforma digitale Sediment Explorer dove sono raccolte e facilmente accessibili tutte le informazioni rilevanti per la mappatura della qualità dei sedimenti nelle Fiandre.

Strumento digitale di supporto alle decisioni per la bonifica dei sedimenti inquinati che consente di simulare una situazione specifica e di proporre le migliori tecniche di bonifica. 

L’evento è stato poi concluso da diversi interventi di altri partecipanti, tra cui il dott. Nicolas Detiffe di SPW ARNE (Ministero dell’Ambiente della Vallonia, BE), il dott. Alexander Van Van Heuverswyn di Jan De Nul (importante società di dragaggio, BE), il Prof. Patrick Gerin (UCLouvain, BE) e il dott. Olivier Bastin (vicepresidente delle Imprese idriche vallone, BE).

 

Conclusioni

Per concludere, l’articolo fornisce una breve sintesi della situazione attuale e una proposta di potenziale soluzione alla mancanza di uniformità nella gestione dei sedimenti in tutta l’UE. 

Come affermato dagli esperti, gli Stati Membri richiedono flessibilità nell’analisi delle situazioni specifiche del sito per tenere conto di fattori – tra cui la destinazione dell’area, gli inquinanti specifici e le spese finanziarie – che non possono essere stabiliti nella legislazione europea.

Tuttavia, alla luce della discussione, i partner di LIFE Sedremed ritengono utile proseguire il dibattito interistituzionale per valutare la definizione di standard di qualità ambientale (SQA) specifici per i sedimenti a livello europeo, al fine di allineare tutti gli Stati Membri su un parametro comune per la classificazione e la gestione dei sedimenti. Questi SQA paneuropei potrebbero essere completati da obiettivi UE per la prevenzione della contaminazione dei sedimenti che includano piani di riduzione dell’inquinamento specificamente dedicati ai sedimenti.

In seguito, la cooperazione a livello di bacini marini e la legislazione nazionale dovrebbe prevedere la possibilità di definire limiti più stringenti per gli SQA, includendo ulteriori sostanze specifiche e linee guida di gestione più dettagliate.

 

A livello nazionale, gli SQA potrebbero essere trasformati in soglie di intervento e abbinati all’applicazione di processi di analisi del rischio sito-specifici per definire i dettagli e gli obiettivi dei progetti di bonifica.  I processi di definizione dell’intervento e di analisi del rischio specifici per il sito consentirebbero – come già avviene in Svezia, Paesi Bassi e Fiandre – di integrare l’uso finale delle aree e gli aspetti socio-economici nella progettazione del piano di bonifica. Questo processo legislativo potrebbe facilitare e promuovere l’attuazione di piani di decontaminazione e gestione dei sedimenti utilizzando l’approccio BATNEEC (Best Available Techniques at Not Exceeding Excessive Cost – Migliori Tecniche Disponibili a Costi non Eccessivi).

Difatti, bonificare tutti i sedimenti contaminati nell’UE non sarebbe economicamente giustificabile e avrebbe un impatto sociale limitato, soprattutto se non vengono messi in atto sforzi per eliminare le fonti di inquinamento. Tuttavia, la bonifica dei sedimenti dove è urgente e tecnicamente possibile deve essere una priorità per tutti i Paesi dell’UE.